Simbolo della tradizione nuorese, i Coricheddos nugoresos sono tipici dolci “gioiello “sardi, originari di Nuoro, divenuta capoluogo sardo nel 1927, un tempo nota con la denominazione latina Nùgorum.
La meravigliosa terra di Sardegna, conserva ancora molti simboli morali, espressi in particolar modo attraverso gesti ed epitalami recitati o cantati durante occasioni speciali e dove il cuore rappresenta da sempre il simbolo indiscusso del sentimento positivo e della passione.
Gli sposi, nel giorno delle proprie nozze, erano soliti ricevere in dono, dalla madre, dalla madrina e dalla suocera, un cesto contentente nove grandi “Coros” (cuori), circondati da un numero disparo di “sos Coricheddos” (cuoricini) più minuti che variavano a seconda del prestigio famigliare. Il dono, veniva fatto in rappresentanza del sentimento augurale d’amore e prosperità per la coppia che contraeva il matrimonio. Le anziane donne, legate all’antica tradizione popolare sarda tramandata di madre in figlia, sono maestre indiscusse nell’arte della decorazione. La loro manualità esprime un’arte antica che rende ogni creazione, protagonista delle celebrazioni festive e religiose. I Coricheddos sono parte delle prelibatezze dolci, tipiche della Sardegna e vengono realizzati interamente a mano o, al massimo, mediante l’ausilio di strumenti artigianali che solo mani esperte e sapienti sono in grado di utilizzare con tanta naturalezza per poi restituire preziosi decori, unici nel loro genere.
La preparazione dei sos Coricheddos prevede zucchero, miele, farina di mandorle e pasta violada, un semplicissimo impasto realizzato con semola sarda, acqua, strutto e un pizzico di sale. Una volta tirata la sfoglia le forme del biscotto preventivamente preparato vengono ricoperte con la pasta violada, minuziosamente lavorata e ricoperta di fiori, cuori e perline di zucchero, che impreziosiscono il lavoro.
Per la realizzazione della mia versione salata, mi sono ispirata a questa arte lavorando di fantasia e, in assenza dei tradizionali utensili sardi, ho utilizzato un ago, delle pinzette e un tappino in plastica alimentare per poter creare i petali delle roselline. La fantasia in cucina non mi manca e dato che ieri era un giorno speciale, ho voluto sottolineare il mio “sentimento” mediante la preparazione dei Coricheddos salati che i miei ospiti hanno gradito.
Ingredienti
- Semola di grano duro rimacinata: 500 g (100%)
- Strutto 50 g di strutto morbido (10%)
- Acqua tiepida: 165 g (max 40%) a seconda dell’assorbimento della semola
- 8 g di sale
- Uovo intero per spennellare
- Ripieno: patate, zucchine, carote e cipolla lessate e tritate, sale tonno, spezie a piacere.
Procedimento
Lavorare la farina, alla quale si è unito il sale, con lo strutto. Aggiungere acqua e lavorare energicamente e a lungo l’impasto con le mani. Sconsiglio l’uso della planetaria in quanto l’impasto è di consistenza dura e sporchereste la ciotola inutilmente perché dovreste comunque proseguire a mano.
Una volta ottenuta una sefra molto soda e liscia, coprire con pellicola per alimenti e attendere almeno un’ora prima di procedere alla sfogliatura.
La sfoglia va lavorata dal primo al penultimo foro presente sulla sfogliatrice oppure, se utilizzate un mattarello, considerate lo spessore di due mm circa poiché il ripieno morbido potrebbe compromettere la lavorazione.
Una volta ottenuta la sfoglia e muniti di coppapasta, tagliare a piacere ottenendo due pezzi uguali per ogni forma che darete. Prendete una parte di sfoglia, posizionate al centro il ripieno che preferite, coprite il ripieno con la seconda sfoglia, eliminate l’aria e sbizzaritevi con la fantasia, nella lavorazione.
Per quanto riguarda i ripieni, immaginate che è possibile, come per i ravioli di pasta fresca, realizzare qualunque tipo di ripieno che non infici, ovviamente, la lavorazione con la liquidità. Una volta terminato il lavoro, cuocere in forno pre riscaldato a 180°C, ventilato per una ventina di minuti, avendo cura di spennellare con uovo battuto la superficie di ogni coricheddos e di non lasciar dorare troppo il tutto. L’aspetto dovrà risultare di un avorio perlato con qualche sfrumatura dorata sui bordi.