Il grano è uno dei nostri fiori all’occhiello nell’ambito della cerealicoltura italiana. Da millenni, l’uomo seleziona il frumento e le sue singole varietà, tuttavia, a partire dai primi anni del ‘900, significative scoperte e tecniche di incrocio hanno consentito una più accurata selezione e nascita di cultivars ad oggi considerate patrimonio storico. Tutto questo, ha origine dal genetista agrario Nazzareno Strampelli, le cui intuizioni hanno dato origine a moltissime varietà di grano tra cui il grano duro “Senatore Cappelli”.
Il genetista è considerato un precursore della Rivoluzione Verde, periodo in cui tra gli anni quaranta e gli anni settanta dello scorso secolo, si ebbero svolte decisive nel campo dell’agricoltura. Egli fu il primo scienziato in Italia ad applicare le leggi dell’ereditarietà genetica del monaco Gregor Mendel, riscoperte nell’anno 1900, al miglioramento del frumento, ottenendo decine di differenti varietà alle quali diede il nome di “Sementi Elette“. Nel 1914, Strampelli ottenne il primo risultato di rilievo, una cultivar che denominò “Carlotta” onorando la sua compagna e moglie.
“Carlotta” era un incrocio fra il grano “Rieti” e la varietà francese “Massy“, caratterizzata da un’elevata elasticità dei fusti e da una produttività superiore rispetto alla media (5-7 quintali per ettaro).
Il principale difetto del “Carlotta” era la suscettibilità alla “stretta”, ovvero, una particolare forma di rachitismo delle spighe causata dalla siccità estiva. Questo inconveniente, portò Nazzareno Strampelli a ricercare un’alternativa fino a giungere alla creazione dell’ “Ardito“, varietà di frumento ottenuta nel 1920 a seguito di un triplice incrocio tra le varietà “Rieti”, “Wilhelmina” e “Akakomugi” effettuato nel 1913. Questo incrocio a tre vie, storicamente è uno dei più importanti effettuati sul grano, si dimostrò vincente per le ragioni che seguono:
- il grano “Rieti” era resistente alle “ruggini”, infezioni provocate da alcune specie di funghi microscopici appartenenti al genere Puccinia;
- l’olandese “Wilhelmina” era un grano caratterizzato da elevata produttività, ed
- il giapponese “Akakomugi”, precoce e dal fusto basso, si mostrava resistente all’allettamento e in grado di evitare la “stretta” in virtù della sua precocità.
Strampelli effettuò oltre 800 incroci, dai quali ottenne alcune decine di varietà considerate di spiccato valore commerciale.
Le sue sementi – inizialmente osteggiate per l’atteggiamento conservatore della cultura contadina – interessarono invece notevolmente il duce Benito Mussolini, che ne colse il valore a partire dal 1925.
Con lo scopo di permettere all’Italia l’autosufficienza nella produzione cerealicola, il duce proclamò la famosa “Battaglia del Grano“, con la quale le strampelliane “sementi elette”, trovarono ampia diffusione in coltura. Fu istituita una folta ed istruttiva campagna propagandistica nei confronti dei piccoli agricoltori che previde notevoli investimenti da parte della forza politica. I fondi vennero poi raddoppiati affinché la diffusione potesse avvenire anche nelle località più remote attraverso dei veicoli motorizzati. Nacquero anche delle Stazioni Sperimentali dove venivano intensificati gli studi e altri sovvenzionamenti furono stanziati per la sperimentazione delle nuove varietà di grano. Il tutto allo scopo di incrementare la produzione.
Migliaia di campi dimostrativi in tutto il paese vennero impiantati affinché le nuove cultivars potessero essere prese in considerazione dai contadini che, in questo modo, avrebbero potuto verificarne direttamente e praticamente l’efficacia.
In venti anni di lavoro, Nazzareno Strampelli sviluppò delle varietà sfruttabili commercialmente; tra le più celebri vi furono “Ardito”, “Mentana”, “San Pastore”, “Gregorio Mendel“, “Roma”, “Damiano Chiesa”, “Virgilio” e molte altre ancora, quasi tutte discendenti dal famoso incrocio effettuato nel 1913.
Il grano “Senatore Cappelli”, dedicato al senatore del Regno d’Italia Raffaele Cappelli che, appassionato di agronomia, mise a disposizione di Strampelli le sue tenute agricole foggiane, è uno dei risultati più rappresentativi del genio strampelliano. Si tratta di una cultivar di grano duro autunnale, ottenuta agli inizi del XX secolo (1915) partendo da un grano di varietà tunisina, il “Jeanh Rhetifah“.
Dal 1920 al 1975, il grano Cappelli restò in auge poi, iniziò a scemare drasticamente e per 16 lunghi anni fu accantonato. Lo vedremo riapparire e diffondersi nuovamente e gradualmente a partire dal 1991 e oggi è tornato ad assumere una notevole importanza nel campo della produzione di pane e pasta di eccellenza.
Ringrazio il Biologo, ricercatore genetista nonché biografo di Nazareno Strampelli Sergio Salvi, che ho avuto il piacere di incrociare in un commento proprio su questo mio sito e che ringrazio infinitamente per avermi aiutata generosamente a revisionare il mio scritto.
In proposito, approfitto dell’occasione per rimandarvi ad un suo articolo dal titolo “Povero Nazareno Strampelli, “prigioniero” del grano Cappelli…!“.
Ancora grazie a Sergio Salvi e buona lettura a voi!
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Il post presenta numerosi errori nell’uso della corretta terminologia agraria e genetica nonchè altrettante imprecisioni ed inesattezze in relazione alle creazioni di Strampelli, ivi compreso il fatto che il Cappelli non può essere visto come la migliore varietà creata dal genetista.
Sergio Salvi
(Biologo, ricercatore in genetica e biografo di Nazareno Strampelli)
La ringrazio infinitamente per l’appunto e la correzione. Graditissima visita!