“Li aiutiamo a casa loro – Arte e sapere italiano per la lotta alla fame nel mondo” è lo slogan della locandina che rappresenta visivamente la nuovissima iniziativa promossa da FIESA Assopanificatori Confesercenti, in collaborazione con “Una scuola di arcobaleni” e la Camera di Commercio Chieti-Pescara con l’obiettivo di rendere autonomi gli abitanti del villaggio di Sambowtè, in Senegal ma non solo.
Il Pane, simbolo di vita e bene comune ed ereditato, diviene ancora una volta il perno portante di profondi e imponenti sentimenti e azioni concrete: amore, passione, solidarietà e diffusione, in quei luoghi apparentemente sperduti e quasi dimenticati dal resto del mondo dove spicca la necessità di formare e divulgare.
La realizzazione di un panificio che assicuri dapprima una formazione professionale, estesa successivamente ai villaggi adiacenti, mi fa immaginare agli anelli di una lunga catena, ancorata alla nostra meravigliosa Italia che, per quanto si dica, sa brillare di suo, seppure in zone “d’ombra”. Le concrete iniziative, nonché l’unione di cervelli in grado di farla risplendere, esistono e, nonostante tutto, anche quando le notizie non trovano la loro massima diffusione mediatica, possiamo sentirci fieri di essere italiani.
“Il pane che le mani creano ogni notte, plasmato dalla sensibilità interiore di ciascuno, si trasforma in una passione da condividere e diventa strumento tangibile per combattere, senza ipocrisia, la fame nel mondo”. – Questo, il preludio della tecnologa alimentare dott. Simona Lauri (personaggio di spicco internazionale nell’ambito del settore relativo alla formazione professionale in arti bianche, al momento dell’apertura della Conferenza Stampa introduttiva riguardante l’ambizioso progetto al quale si sono uniti, ulteriori protagonisti e attori:
Lido Legnini – Presidente Vicario della Camera di Commercio, Angelo Pellegrino – Direttore Fiesa Regionale d’Abruzzo, Vinceslao Ruccolo – Vice Presidente Nazionale Assopanificatori, Umberto Cirone – Vice Presidente Fiesa, Antonio Pacella – Medico nutrizionista, Attilio Di Sicascio – Tecnologo in panificazione, Nicola Orsini – studente universitario e volontario in Senegal, Costanza Cavaliere – Dirigente scolastico dell’Istituto di Istruzione Superiore “Algeri Marino” di Casoli (CH) e inifine, Patrizia Marziale – Dirigente scolastico dell’Istituto di Istruzione Superiore per il Turismo “A. Argoli” di Tagliacozzo (AQ).
Persone costoro, che con immenso spirito di iniziativa e volontà, combattono ogni giorno per contrastare la disinformazione, oggetto di più o meno accesi, interessanti e costruttivi dibattiti.
La FIESA, è un’associazione pro-attiva che vanta un concreto bagaglio di interessanti di iniziative che, sia gli addetti che i non addetti ai lavori, seguono con notevole interesse. Io sono una di quelle.
Ancora una volta, diviene protagonista di questo settore che, purtroppo, a mio modesto parere esprime una non indifferente carenza informativa e formativa che, ahimè, viene notata solo da coloro i quali sono vigili e attenti a tutto quanto ruota attorno alla panificazione. La carenza a cui mi riferisco non si riduce solo al Pane in sé e oltre a tutta la filiera interessata, abbraccia anche l’aspetto mediatico e gli interventi psicosociali fisici e virtuali.
“L’arte bianca, promotrice di modelli di scambio e micro impresa, diviene scambio di beni e luoghi, tutti da esplorare”. – Secondo il Presidente Vicario CCIAA Chieti Pescara, Lido Legnini, la realizzazione del panificio, mediante la produzione del pane e di altri prodotti da forno, si pone l’ulteriore l’obiettivo di istituire nuovi posti di lavoro affinché si materializzi una concreta stabilità economica che possa contrastare la povertà e, al contempo, favorire lo sviluppo della comunità locale. Il pane quotidiano, realizzato all’interno del nuovo panificio, diviene dunque bene esteso di consumo comune e comunitario e le farine per produrlo, non necessariamente frumento, potranno interessare anche colture autoctone prodotte in loco.
La farina di miglio e di mais sono due piccoli esempi di produzione cerealicola tuttavia, come dichiarato dal tecnologo Attilio Di Sciascio, “si potrebbe sperimentare anche qualche altro tipo e varietà di cereale che ad oggi, risulta sconosciuto ma che invece, in Senegal, viene prodotto abitualmente.Per attuare questo progetto, si rende necessaria la collaborazione con validi maestri panificatori che siano in grado di sperimentare l’utilizzo di prodotti alimentari locali”.
La sicurezza e l’igiene alimentare, argomenti spesso dibattuti, sono un ulteriore obiettivo del progetto. A sottolinearlo è il Dott. Antonio Pacella che come ho anticipato, è un Medico nutrizionista di quelli con la “M” maiuscola. Come giustamente afferma: “una malattia legata all’igiene uccide molto più della fame”.
Le difficoltà organizzative del progetto non sono poche e questo lo si può immaginare però, come si dice sempre, volere è potere e inoltre, le speranze sono il fulcro della vita.
Se speriamo in un mondo migliore, non attendiamo che lo diventi restando solo spettatori inerti. Partecipiamo attivamente, ognuno con quel poco che può, anche solo sposando e condividendo l’articolo e l’iniziativa (che merita diffusione). Facendo ciò che il cuore comanda può far risplendere ancor di più il bello a cui, spesso, aspiriamo e se riflettiamo, la qualità è dettata dall’insieme di persone che mostrano, con i fatti (non solo a parole), animo, pensiero e azioni qualitative.
Personalmente, rivolgo un sentito augurio di “buona impresa” alla FIESA, agli attori coinvolti e a tutti i collaboratori presenti e futuri di “Bread for Senegal” per cui, “Buon Pane”
Per maggiori informazioni si vada al link: FIESA – Federazione Italiana Esercenti, specialisti dell’alimentazione